C’è un momento preciso della giornata di fantacalcio in cui divento un filosofo: quando capisco che giocherò in meno o magari al mio avversario gli ha già segnato mezza squadra in un anonimo Martedì sera, o ancora peggio gli segna il secondo (o terzo) difensore panchinaro, la giornata ormai sembra persa e mi ritrovo sotto le coperte illuminato solo dallo schermo del cellulare a chiedermi perché?
Eppure non smetto mai di desiderare.
Pascal direbbe che il desiderio è la prova che ci manca Dio; Lacan che è la ferita che ci spinge a cercare qualcosa che non troveremo mai; Marracash, invece, lo dice meglio di tutti: “un giorno tutto questo niente sarà tuo”. Ed è proprio quel niente che mi tiene vivo, che mi fa mettere l’ennesima formazione convinto che questa volta, forse, andrà meglio. Perché il desiderio, in fondo, nasce proprio dal “vuoto” che si crea fra realtà e aspettativa. E il “vuoto” non è il contrario della vita, ma la condizione per cercarla.
E quindi non smetto di cercare.
Come Luffy, che salpa senza sapere se troverà davvero il One Piece, ma non smette di crederci. In lui, il desiderio diventa volontà pura: non la speranza di arrivare, ma il bisogno di non fermarsi. E capisco che il viaggio vale più del tesoro, proprio come una stagione di fantacalcio vissuta fino all’ultima giornata.
E allora vado avanti.
Ogni giornata interpreto la mia parte e fingo che non sia successo nulla, dopo ogni caduta mi rialzo, spinto dalla continua ricerca, dal desiderio. Come nel wrestling: anche se il pubblico conosce la finzione continua ad applaudire, ed io continuo a crederci!
Forse è questo, alla fine, il vero significato del desiderio: non la mancanza da riempire, ma la volontà di continuare a cercare.
E alla fine di questo discorso vi starete chiedendo “tutto bellissimo, ma qual è il tuo desiderio?”
SICURO LAUTARO NON FA TRIPLETTA!
Lo Spuntino - Fantacalcio in schiscetta
Una rubrica per chi ha fame di vita e fantacalcio